Anapana – 6 punti chiave per la pratica corretta

Per la teoria su Anapana ci sono tantissimi testi preziosi che spiegano come essa si fondi sul sutta del Buddha “i 4 fondamenti della consapevolezza” (vedi per es. il testo tradotto dal dott. Gilberto Lacchia, “Anapana Dipani scarica gratuitamente il pdf)

Due parole ora su Anapanasati da un punto di vista pratico.

in questa pratica si mantiene continuativamente l’attenzione alla sensazione che nasce dal contatto del respiro, che entra ed esce dalle narici, con la pelle nella zona fra il naso e il labbro superiore.

Come?

Uno: l’attenzione deve essere posta all’”Adesso” della sensazione ovvero alla sensazione di Adesso.
L’adesso è l’attenzione nel momento presente e non è un pezzettino di tempo fra passato e futuro.
L’adesso è fuori del tempo.
L’Adesso non è un pensiero né un oggetto di attenzione, ma è puro essere presente.

Sembra facile da capire cosa significa “Essere presente”  ma non lo è.
È difficile perché è una intuizione esperienziale e non un concetto e tuttavia è facile perché è il nostro “normale” stato di essere.
Se si intuisce, è immediatamente disponibile alla comprensione anche logica.

Dunque, il respiro tocca la pelle, fluendo sulla pelle, toccando i centri nervosi della pelle, generando una sensazione di struscio, di contatto.
Questa sensazione avviene adesso, di attimo in attimo e per essere colta bisogna essere nella consapevolezza di adesso.

I pensieri riguardano sensazioni, percezioni e concetti “depositati” nella memoria del passato o nella previsione del futuro. Sono appunto pensieri e non sono sensazioni o percezioni che avvengono solo Adesso. Tuttavia, anche i pensieri avvengono adesso nel “presente reale”, ma riguardano il passato o il futuro.

Due: L’attenzione è nient’altro che “il campo del conoscere”.
In sé, questo campo in cui gli oggetti appaiono, è sempre all’erta e mai perso nei pensieri o negli oggetti. Basta guardare per verificare senza ombra di dubbio che è così.
Il conoscere è sempre vivo, tranquillo, aperto e senza i limiti.
I limiti che troviamo nel nostro conoscere appartengono agli oggetti che entrano nel suo campo.
I limiti sono inesistenti in sé, ma derivano dagli oggetti conosciuti (che possono essere belli/brutti, piccoli/grandi, a destra/a sinistra, piacevoli/dolorosi, etc.).
Noi per ignoranza ci confondiamo.
Senza la discriminazione di una guida, gli oggetti del conoscere impongono i loro limiti spazio/temporali affettivi, … al nostro conoscere e noi poi pensiamo che il conoscere sia in se limitato.

Tre: Non siamo noi ad andare a conoscere gli oggetti che appaiono alla nostra consapevolezza, (es un albero, un gatto, una pera, una emozione, un pensiero,…) ma sono loro che vengono/appaiono a noi in un flusso continuo che la tradizione chiama nel suo gergo “Anicca”.
Questo modo di spiegarmi tuttavia, è imperfetto e inadeguato perché presuppone che ci sia un soggetto che conosce un oggetto.
E’ solo una concessione alla dualità con cui noi, immersi nell’ignoranza, concepiamo e vediamo la realtà.
È una concessione compassionevole per poter raggiungere l’interlocutore nel suo campo e non esserne lontani su empireo di saggezza.

Quattro: Anapana è facile se si comprendere che

  • essendo un esercizio di pura attenzione “nell’adesso”, ad essa compaiono in modo incontrollato tantissimi oggetti della nostra “produzione mentale fra cui le percezioni (il cosiddetto “mondo”)
  • e che questo è inevitabile.

Se si comprende che è inevitabile si usa l’attenzione alla sensazione del tocco del respiro per stare nell’adesso e non per escludere il mondo dei pensieri, delle emozioni, delle percezioni e delle sensazioni.
Si esercita quindi un non sforzo, coltivando la propria pace innata sotto il tumulto dei nostri contenuti mentali e non ci si giudica o sminuisce perché non si è all’altezza delle aspettative che orgogliosamente abbiamo su noi stessi.

Cinque: Anapana è insidiosa perché, senza la guida di un insegnante che abbia attraversato le difficoltà nascoste e i trucchi dell’Ego, potrebbe portare fuori strada e incrementare proprio quell’ego che vorremmo non prendesse il predominio su di noi togliendoci la pace essenziale di cui siamo fatti.

Sei: Anapana si impara e se ne gode il frutto solo dopo averla praticata, per un po’ di tempo con continuità (salvo fortunate eccezioni rarissime) e per questo si organizzano ritiri residenziali appositi in cui si insegna anche vipassana, cioè l’indagine sulla realtà, dalla posizione dell’adesso o pura consapevolezza.

Edoardo, 13 maggio 2020