I 5 precetti

1.    Astenersi dall’uccidere o recare danno agli esseri viventi. Si comprende facilmente che fare un corso di Vipassana con gli studenti impegnati a uccidersi tra di loro non porterebbe lontano. Ma recar danno può essere anche disturbare volontariamente un altro studente nella sua pratica, magari solo per il desiderio di far due chiacchiere, o comportarsi genericamente in modo poco rispettoso delle necessità altrui.

2.    Astenersi dal prendere ciò che non è dato. E’ qualcosa di più che invitare gli studenti a non rubare.  Nell’evitare di prendere ciò che non viene dato volontariamente, sono presenti implicazioni di una certa sottigliezza, riguardanti aspetti dell’avidità che la meditazione Vipassana aiuterà a comprendere meglio.

3.    Astenersi da uno scorretto uso della parola (mentire, offendere, parlare inutilmente ecc.) Nella parola c’è un grande potere, nel bene e nel male. Usare la parola per rendere la realtà ancora più confusa attraverso l’alterazione della verità, o usare la parola per suscitare stati d’animo nocivi in se stessi e negli altri, comporta la presa in carico di una grande responsabilità negativa. Usare la parola in modo futile, comporta il disperdersi di energia, e il diminuire di quella capacità di concentrazione della mente che è lo strumento indispensabile per lo sviluppo di una visione chiara della realtà.

4.    Astenersi da attività sessuali scorrette. Il buddismo non è sessuofobico. Semplicemente, l’energia sessuale è molto forte e, una volta risvegliata, genera grande turbamento reciproco fra i sessi, con conseguente perdita di concentrazione, energia e chiarezza, cosa che in un ritiro di Vipassana rende solo difficile e poco produttivo il ritiro stesso. Il ritiro è volto non a spendere energia all’esterno, ma ad accumulare energia che deve essere utilizzata per osservare più chiaramente noi stessi.

5.    Astenersi dall’uso di sostanze intossicanti (alcool, droghe, farmaci non indispensabili inclusi tranquillanti e sonniferi). La meditazione Vipassana porta all’osservazione della natura del corpo-mente così com’è, e quindi qualsiasi sostanza che eserciti un’azione alterante rende sbilanciato ed improduttivo questo sottile lavoro.

E’ consigliabile mantenere i Cinque Precetti anche al di fuori di un intensivo di meditazione Vipassana, considerando peraltro che nella vita di tutti i giorni di un laico, bere mezzo bicchiere di vino a tavola o una tazzina di caffè a colazione non costituisce un ostacolo alla pratica, mentre l’abuso di queste sostanze, o l’uso di sostanze realmente tossiche si. Altrettanto può essere detto per l’astensione dalle attività sessuali.

Chi fosse portato alla castità può sicuramente mantenere il precetto totalmente, altrimenti, è bene considerare il precetto come un’indicazione di attenzione rispetto allo sviluppo di attaccamenti patologici alla sessualità, così come all’utilizzo della sessualità come strumento che rechi danno fisico o psichico al partner.