I benefici reali della vera meditazione buddhista
I.I fondamenti dell’essere un Buddhista
Un Buddhista è una persona che prende rifugio nel Buddha, nel Dhamma e nel Saógha.
Ci sono quattro tipi di Buddhisti:
1. Bhaya: Un Buddhista a causa di pericolo
2. Labhª: Un Buddhista a causa di un bisogno di gratificazione
3. Kula: Un Buddhista per nascita
4. Saddhª: Un Buddhista per fede
Si possono anche dividere i Buddhisti in due classi, vale a dire:
1. Coloro che intendono fare un tentativo per la liberazione in questa stessa vita.
2. Coloro che stanno solamente accumulando virtù (Pªramï) allo scopo di diventare uno dei seguenti:
a) un Buddha.
b) un Pacceka Buddha (un Buddha che non insegna).
c) uno degli Agga-sªvaka(uno dei due Discepoli Principali).
d) uno degli 80 Mahª-sªvaka (Discepoli Maggiori).
e) un Arahat.
Per la realizzazione del voto di diventare un Buddha, un Pacceka Buddha, eccetera, il periodo di tempo necessario all’accumulo delle virtù è circa:
1. Per i Buddha che insegnano
a) un Viriyªdhika Buddha (che ha come fattore predominante l’energia):16 cicli mondani incalcolabili (asaókheyya, un’unità seguita da 140 zeri) più 100,000 cicli mondani (kappa).
b) un Saddhªdhika Buddha (che ha come fattore predominante la fede): 8 cicli mondani incalcolabili più 100,000 cicli mondani
c) un Paññªdhika Buddha (che ha come fattore predominante la saggezza):4 cicli mondani incalcolabili più 100,000 cicli mondani.
2. Per un Pacceka Buddha: 2 cicli mondani incalcolabili più 100,000 cicli mondani.
3. Per un Agga-sªvaka: 1 ciclo mondano incalcolabile più 100,000 cicli mondani.
4. Per un Mahª-sªvaka: 100,000 cicli mondani.
5. Per un Arahat: da 100 a 1000 cicli mondani circa.
Quando una persona diventa un Buddhista, essa acquista il seme del Buddha-Dhamma, che dovrà sviluppare a seconda delle proprie capacità. Ogni Buddhista deve camminare sul Nobile Ottuplice Sentiero, al fine di raggiungere la meta del Nibbªna come un Buddha, un pacceka Buddha, un Agga-sªvaka, eccetera, a seconda di quel che ha scelto. Deve lavorare di persona per la realizzazione della sua aspirazione. Tra coloro che intendono fare un tentativo per la liberazione durante la presente esistenza, vi sono quattro tipi di individui:
1. Ugghaîitaññû (che comprende rapidamente)
2. Vipancitaññû (che comprende necessitando una esposizione più dettagliata
3. Neyya (che ha bisogno di essere istruito a lungo)
4. Padaparama (una persona che al massimo può arrivare allo studio dei testi)
Una persona di tipo Ugghaîitaññû è un individuo che incontra il Buddha in persona e che è in grado di raggiungere il Nobile Sentiero e la Nobile Verità (Dhamma) semplicemente ascoltando un breve discorso. Una persona di tipo Vipancitaññû è un individuo in grado di ottenere gli stati di Sentiero e di Fruizione solo dopo che ha ricevuto l’esposizione di un discorso in un certo dettaglio.
Una persona di tipo Neyya è un individuo che non ha la capacità di raggiungere gli stati di Sentiero e di Fruizione tramite un discorso breve o lungo, ma che deve compiere uno studio degli insegnamenti e praticarne le istruzioni che vi sono contenute per un periodo di giorni, mesi od anni, allo scopo di ottenere gli stati di Sentiero e di Fruizione.
Rispondendo ad una domanda postagli da Bodhirªjakumªra il Buddha disse: Non posso dire esattamente quanto ci voglia per la completa realizzazione della Verità. Anche supponendo che voi rinunciate al mondo e diventiate parte dell’Ordine del mio Saógha, potreste impiegarci sette anii, o sei anni, o cinque anni, o due anni, o un anno, a seconda dei casi. O potrebbero essere sei mesi, o tre mesi, o due mesi. D’altra parte, non posso scartare la possibilità che si possa raggiungere lo stato di Arahat in quindici giorni, o in una settimana, o in un giorno o persino in meno di un giorno. Dipende da tanti fattori. Una persona di tipo Padaparama è un individuo che, pur avendo incontrato il Buddha Sªsana e pur avendo compiuto il massimo sforzo possibile, sia nello studio che nella pratica del Dhammma, non può ottenere gli stati di Sentiero e di Fruizione nel corso della presente esistenza. Tutto quello che può fare è accumulate qualità e potenzialità. Questo tipo di persona non può ottenere la liberazione dal Saêsªra (il ciclo di continua rinascita) durante la presente esistenza. Se essa muore mentre sta praticando [la meditazione] Samatha (tranquillità) per ottenere Samªdhi (concentrazione) o Vipassanª per ottenere Paññª (saggezza) e ottiene una rinascita come essere umano o come Deva nella sua esistenza successiva, potrà raggiungere gli stati di Sentiero e di Fruizione nel corso di quell’esistenza, durante il Buddha-Sªsana corrente, che è destinato a durare cinquemila anni dal passaggio del Buddha nel Mahª-pari-nibbªna. Si deve quindi assumere che solamente coloro che sono sufficientemente maturi nell’accumulo di virtù (Pªramï), come coloro che appartengono ai quattro tipi di individui che abbiamo descritto sopra, saranno inclini a fare un tentativo per la liberazione e a seguire seriamente corsi di meditazione buddhista. Come corollario a questo, dobbiamo dire che non abbiamo alcun dubbio che chiunque sia determinato a seguire con impegno e diligenza il Nobile Ottuplice Sentiero, tramite un corso di meditazione buddhista sotto la guida di un maestro competente, è un individuo dei tipi Neyya o Padaparama.
II. L’Essenza del Buddha-Dhamma
Il Buddha-Dhamma (l’insegnamento del Buddha) è sottile, profondo e difficile da comprendere. è solo seguendo con rigore e diligenza il Nobile Ottuplice Sentiero che si può
1. arrivare alla realizzazione della Verità della Sofferenza
2. eliminare l’Origine della Sofferenza e di conseguenza
3. raggiungere la completa estinzione della Sofferenza.
Solo un santo realizzato, un Arahat, è in grado di comprendere completamente la Verità della Sofferenza. Quando questa verità della Sofferenza viene realizzata, le cause della Sofferenza vengono automaticamente distrutte e si arriva così alla completa estinzione della Sofferenza. La cosa più importante nel processo di comprensione del Buddha-Dhamma è la realizzazione della Verità della Sofferenza, attraverso un processo di meditazione, seguendo i tre passi di Sïla, Sªmadhi e Paññª del Nobile Ottuplice Sentiero. Il Buddha lo descrisse in questo modo: è difficile lanciare da lontano una freccia dopo l’altra attraverso uno stretto buco di serratura senza mai sbagliare un colpo. è ancora più difficile colpire e penetrare con la punta di un capello diviso cento volta, un altro capello diviso altrettante volte. Più difficile ancora è penetrare il fatto che ?Tutto questo è sofferenza.’
Colui che, tramite la pratica del Buddha-Dhamma ha raggiunto i quattro stadii di santità e ha ottenuto i quattro stati di Fruizione, può apprezzare i sei attributi del Dhamma:
1. Il Dhamma non è il risultato di congetture o speculazioni, ma è il risultato di conseguimenti personali ed è esatto in ogni suo aspetto.
2. Il Dhamma produce risultati benefici, qui ed ora, per coloro che lo praticano secondo le tecniche sviluppate dal Buddha.
3. L’effetto del Dhamma sulla persona che lo pratice è immediato, in quanto ha la capacità di eliminare le cause della sofferenza tramite la comprensione della verità della Sofferenza.
4. Il Dhamma supera l’esame di chiunque abbia il desiderio di provarlo. Chi lo pratica può comprendere di persona quali sono i suoi benefici.
5. Il Dhamma è parte di sè stessi ed è quindi suscettibile di ogni tipo di investigazione.
6. I Frutti del Dhamma possono essere sperimentati completamente dagli otto tipi di Nobile Discepolo:
a) colui che ha ottenuto il primo Nobile Sentiero, detto Sotªpatti-magga, il Sentiero dell’entrata nella Corrente.
b) colui che ha ottenuto il primo Nobile Stato di Fruizione, detto Sotªpatti-phala, la Fruizione dell’entrata nella Corrente.
c) colui che ha ottenuto il secondo Nobile Sentiero, detto, Sakadªgªmï-magga, il Sentiero del Singolo Ritorno.
d) colui che ha ottenuto il secondo Nobile Stato di Fruizione, detto Sakadªgªmï-phala, la Fruizione del Singolo Ritorno.
e) colui che ha ottenuto il terzo Nobile Sentiero, detto Anªgªmï-magga, il Sentiero del Non Ritorno.
f) colui che ha ottenuto il terzo Nobile Stato di Fruizione, detto Anªgªmï-phala, la Fruizione del Non Ritorno.
g) colui che ha ottenuto il quarto Nobile Sentiero, detto Arahatta-magga, il Sentiero dell’Emancipazione Finale.
h) colui che ha ottenuto il quarto Nobile Stato di Fruizione, detto Arahatta-phala, la Fruizione dell’Emancipazione Finale.
III. Sul Sentiero (L’istruzione al Centro)
Chiunque voglia intraprendere un corso di istruzione in meditazione buddhista deve procedere lungo il Nobile Ottuplice Sentiero.. Questo Nobile Ottuplice Sentiero fu tracciato dal Buddha nel suo primo sermone rivolto ai cinque asceti (Pañca-vaggiyª), come il mezzo per raggiungere la meta, e l’unica cosa che lo studente deve fare è di seguire con rigore e diligenza i tre passi di Sïla, Samªdhi e Paññª, che formano l’essenza del Nobile Ottuplice Sentiero.
Sïla (I Precetti)
1. Retta parola
2. Retta Azione
3. Retta Sussistenza
Samªdhi (Tranquillità della mente)
1. Retto Sforzo
2. Retta Attenzione
3. Retta Concentrazione
Paññª (Saggezza, Chiara Visione)
1. Retta Contemplazione
2. Retta Comprensione
Sïla
Per osservare il primo passo, Sïla, lo studente dovrà mantenere un minimo standard di comportamento morale, osservando la promessa di astenersi dall’uccidere esseri senzienti, dall’appropriarsi di proprietà altrui, da una condotta sessuale impropria, dal dire falsità e dall’uso di alcool [e sostanze stupefacenti]. Io credo che questa promessa non sia dannosa per alcuna fede religiosa. Abbiamo anzi osservato buone qualità morali negli [studenti] stranieri che sono venuti al centro per un corso di meditazione e una promessa di questo tipo non creava loro alcuna difficoltà.
Samªdhi
Questo è il secondo passo, lo sviluppo del potere di concentrazione al livello di focalizzazione della mente su un solo punto. è un modo di insegnare alla mente a diventare tranquilla, pura e forte, e in questo senso forma l’essenza della vita religiosa, sia che uno sia un Buddhista, un Cristiano, un Ebreo, un Hindu, n Musulmano o un Sikh.
Esso è infatti il massimo comun denominatore di tutte le religioni. A meno che non si riesca a liberare la mente dalle impurità e svilupparla fino ad uno stato di purezza, non sarà possibile identificarsi con Brahmª o con Dio. Anche se persone di diverse religioni usano metodi diversi, l’obiettivo dello sviluppo della mente è lo stesso, vale a dire un perfetto stato di tranquillità fisica e mentale.
Aiutiamo gli studenti del centro a sviluppare il loro potere di concentrazione fino alla concentrazione acuta su un solo punto, incoraggiandoli a fissare la loro attenzione su un punto del labbro superiore, alla base del naso, sincronizzando il movimento di inspirazione ed espirazione con la silenziosa consapevolezza del respiro in entrata e in uscita. Sia che crediamo che l’energia vitale derivi da energie mentali (Saókhªra), che sono il risultato di azioni compiute in passato , come nel Buddhismo, sia che crediamo che la vita venga da Dio, come nel Cristianesimo, il suo segno è lo stesso, è il ritmo, la pulsazione, la vibrazione latente nell’uomo. La respirazione è infatti un riflesso di questo segno vitale. Nella meditazione Ånªpªna, (consapevolezza della respirazione) che viene praticata al Centro il grande vantaggio [della tecnica] è che il respiro non solo è una funzione naturale del corpo, ma è anche disponibile in ogni momento per fissarvi la propria attenzione ad esclusione di tutti gli altri pensieri.
Con uno sforzo deciso di restringere il raggio dei nostri pensieri, inizialmente sull’area attorno al naso, con la consapevolezza di ogni respiro e gradualmente, con le respirazioni che sempre diventano più corte, fissando l’attenzione su un punto sul labbro superiore con la sensazione del calore del respiro, non c’è motivo per cui uno studente di meditazione non debba riuscire ad ottenere questa focalizzazione su un solo punto dopo alcuni giorni di esercizio.
Ci sono sempre dei segnali che indicano che il progresso della meditazione sta procedendo nella direzione giusta, e questi segni hanno la forma di qualcosa di bianco, in contrapposizione a quasiasi forma nera. Hanno la forma di nuvole, o di batuffoli di cotone, e a volte sono forme bianche quali del fumo, o delle ragnatele, o la forma di un fiore o di un disco. Ma quando l’attenzione diventa più concentrata, essi appaiono come lampi o punti luminosi, o come una minuscola stella, come una luna o un sole. Se questi segni appaiono durante la meditazione (a occhi chiusi, naturalmente), questo significa che si sta ottenendo il Samªdhi. Quello che è essenziale, a questo punto, è che lo studente cerchi, dopo ogni pausa di riposo, di riacquistare il Samªdhi con il segno di luce il più repidamente possibile. Se lo studente è in grado di fare ciò, è pronto per essere istruito nella meditazione Vipassanª, per ottenere la chiara visione della Verità Ultima e godere della Grande Pace del Nibbªna. Se lo studente riesce a focalizzare la sua attenzione su un solo punto alla base del naso, con un minuscolo punto che rimane stazionario per un certo tempo, ancora meglio, poichè a quel punto lo studente ha raggiunto l’Upacªra Samªdhi, o Concentrazione di vicinanza. La mente è intrinsecamente pura, il Buddha disse. Viene contaminata assorbendo delle impurità [forze akusala, o forze impure o negative]. Nello stesso modo in cui l’acqua salata può essere distillata in acqua pura, così anche uno studente di Ånªpªna può arrivare infine a distillare le impurità della sua mente e raggiungere un perfetto stato di purezza mentale.
Paññª
Paññª significa chiara visione di quello che in natura è realmente vero, e questo viene realizzato solo quando uno ha ottenuto gli Stati del Nobile Sentiero (Magga) ed ha goduto dei Frutti (Phala) dei suoi sforzi nella Meditazione Buddhista. La meditazione è inseparabile dallo sviluppo del potere della mente, diretto al Samªdhi, e dall’intimo studio di quel che è reale in natura, diretto alla realizzazione della Verità.
Quando lo studente ha raggiunto un certo livello di Samªdhi, preferibilmente Upacªra Samªdhi, il corso di istruzione viene cambiato e diretto alla Vipassanª, o Chiara Visione. Questo richiede l’uso della potente lente del Samªdhi che è stato sviluppato e consiste in un esame delle tendenze inerenti a tutto ciò che esiste dentro il sè di ognuno. Lo studente viene istruito a diventare sensibile ai processi che avvengono continuamente nel suo stesso organismo, che , in altre parole, sono le reazioni sub-atomiche che hanno luogo costantemente in ogni essere vivente. Quando lo studente diventa assorto in queste sensazioni, che sono prodotto della natura, arriva alla realizzazione, dal punto di vista fisico e mentale, della Verità che il suo intero essere fisico non è altro che una massa in costante mutamento. Questo è il concetto di Anicca, che è fondamentale nel Buddhismo ? la natura del costante mutamento che ha luogo costantemente in tutto quello che esiste nell’Universo, sia animato che inanimato. Il corollario di questo è il concetto di Dukkha ? la natura inerente di dolore o sofferenza ? che viene identificata con la vita stessa. Questo è vero perchè l’intera struttura di un essere è composta di particelle sub-atomiche (in Buddhismo, kalªpa), che sono tutte in uno stato di perenne combustione. Il concetto finale è quello di Anattª. Chiamiamo sostanza o essenza qualsiasi cosa che ci appare essere una sostanza o essenza. In realtà niente di tutto ciò esiste. Con il progresso della meditazione, lo studente arriva a realizzare che non c’è alcuna sostanzialità nel suo cosiddetto sè e che non esiste alcuna cosa che può essere identificata come il centro del suo essere. Alla fine lo studente arriva a distruggere il suo ego-centralismo dentro di sè, per quanto riguarda sia la mente che il corpo. Emerge allora dalla sua meditazione con una nuova prospettiva ? che manca di un ego e di un sè ? consapevole del fatto che qualunque cosa che ha luogo in questo Universo è soggetta alle leggi fondamentali di causa ed effetto. è consapevole con il suo occhio interiore della natura illusoria [della sua percezione] di un sè separato.
IV. I Frutti della Meditazione.
I frutti della meditazione sono impossibili da contare. Essi sono esposti nel discorso sui vantaggi della vita da monaco, il Sªmañña-phala Sutta. Lo scopo specifico di diventare monaco è quello di seguire con rigore e diligenza il Nobile Ottuplice Sentiero, non solo per godere degli Stati di Fruizione (Phala) dei diversi livelli di liberazione (Sotªpatti, Sakadªgªmï, Anªgªmï e Arahat, ma anche per sviluppare molte altre capacità. Anche un laico che intraprende la meditazione per ottenere una profonda comprensione della Verità Ultima deve lavorare nello stesso modo e, se possiede buone potenzialità, potrà anch’egli godere di una parte di quei frutti e di quelle capacità.
Solo coloro che intraprendono la meditazione con la giusta intenzione possono essere certi del successo. Con lo sviluppo della purezza e del potere della mente, sostenuti dalla comprensione profonda della Verità Ultima della natura, un uomo potrà fare molte cose nella giusta direzione a beneficio dell’umanità intera. Il Buddha disse, Monaci, sviluppate il potere della concentrazione. Colui che ha sviluppato il potere della concentrazione vede le cose nella loro vera prospettiva.
Questo è vero di una persona che ha sviluppato il Samªdhi. Ma è ancor più vero nel caso di colui che è sviluppato non solo in Samªdhi, ma anche in Paññª (saggezza o comprensione profonda). è credenza diffusa che un uomo, il cui potere di concentrazione sia buono e che possa disporre di un perfetto equilibrio mentale a volontà, possa conseguire risultati migliori di un altro che non è così sviluppato. Ci sono perciò molti vantaggi che si accumulano a favore di chi abbia seguito con successo un corso di meditazione, sia che si tratti di un uomo religioso, di un funzionario, di un politico, di un uomo d’affari o di uno studente. Posso citare come esempio il mio caso. Se devo a questo punto parlare di me stesso, lo faccio per nessun’altra ragione che con il sincero desiderio di illustrare quali siano i benefici riceve una persona che pratica la meditazione Buddhista. Gli eventi che vi racconto sono accaduti e non si possono negare i fatti. Ho cominciato a meditare seriamente nel 1937. La breve biografia che è apparsa nel Guardian Magazine nel Dicembre 1961 fa una lista dei compiti e delle responsabilità governative che ho coperto nel corso della mia carriera. Mi sono ritirato dal serivzio governativo il 26 Marzo 1953, quando ho raggiunto l’età di cinquantacinque anni, ma sono stato ri-assunto dal quel giorno fino ad oggi in varie capacità, ricoprendo per la maggior parte del tempo due o più cariche contemporaneamente al livello di Capo di dipartimento. Per un periodo di quasi tre anni ho ricoperto tre diverse cariche, ognuna delle quali era equivalente a Capo di Dipartimento, in un’altra occasione ricoprii quattro simili incarichi per circa un anno.
Inoltre avevo un numero di incarichi straordinari, come membro di Comitati che facevano parte del Dipartimento del Primo Ministro o Comitati di Strategia nazionale, o come presidente o membro di Comitati speciali. La dottoressa E.K. Nottingham, nel suo articolo Buddhist Meditation in Burma fece questa domanda: è possibile che la meditazione possa aiutare a creare una riserva di energia calma ed equilibrata da usarsi per la costruzione di uno ?stato di assistenza socialè e come baluardo alla corruzione nella vita pubblica? A questa domanda io risponderei senz’altro di sì. E dico questo con convinzione, perchè i successi ottenuti in tutti questi ambienti di lavoro furono eccezionali, malgrado il fatto che ognuno degli incarichi, quali quello di Direttore della ragioneria generale dello Stato, di presidente dell’Ente nazionale per il commercio agricolo o di rettore dell’Istituto Governativo di ragioneria, sarebbe stato molto impegnativo anche per un funzionario governativo di grande esperienza.
Fui nominato Direttore della ragioneria generale il 11 Giugno 1956, con la rsponsabilità di riorganizzare il dipartimento, che era stato istituito il 4 Ottobre 1955, con un personale di sole cinquanta persone e che conteneva solo tre contabili qualificati.
Il problema era di riorganizzare il consiglio di amministrazione del dipartimento, migliorando il grado di efficienza in modo da poter far fronte all’immenso lavoro di registrazione di tutte le pratiche commerciali dei nuovi enti e ministeri che stavano sorgendo in Birmania, il cui totale giro di affari ammontava circa a millecinquecento e milleottocento milioni di kyat nel 1955 e 1956 rispettivamente. Solo dieci giorni dopo aver ricevuto quella nomina, il 21 Giugno 1956 fui anche nominato presidente dell’Ente nazionale per il commercio agricolo, con l’incarico di sistemare i suoi affari, che a quel tempo stavano andando di male in peggio; la contabilità era indietro di cinque anni, il surplus di riso ammontava a 1.7 milioni di tonnellate alla fine dell’anno precedente e il prezzo di mercato del riso era sceso da 5/860 per tonnellata nel 1953 a 5/834 per tonnellata nel 1956. C’erano anche problemi interni di discordia tra i funzionari e gli impiegati di livello inferiore.
Nel 1958, su raccomandazione della commissione di inchiesta del ministero (presieduta dal Primo Ministro) di cui ero membro, venne deciso di fondare un Istituto Governativo di Istruzione in Ragioneria. La Birmania a quel tempo mancava quasi completamente di contabili e ragionieri e a causa di ciò i conti degli enti e dei ministeri, ad eccezione di due organizzazioni già esistenti prima della guerra, erano gravemente in arretrato (tra i due e i quattro anni); vennero inoltre scoperte un gran numero di irregolarità. Di conseguenza, oltre ai due precedenti incarichi, mi venne affidata la responsabilità di fondare questo Istituto Statale di Ragioneria, il cui scopo era quello di istruire i funzionari e gli impiegati di tutti gli enti statali e dei ministeri. Il mio ruolo di rettore dell’Istituto ebbe inizio il 1 Aprile 1958 per quanto concerne il lavoro di preparazione, mentre l’Istituto stesso venne formalmente istituito dal Primo Ministro il 11 Luglio 1958. I risultati ottenuti illustrano perfettamente quanta riserva di calma e di energia si possa creare con la meditazione buddhista per poi usarla per la costruzione di quello che si dice welfare state.
V. Rapporti umani
L’atteggiamento mentale verso la vita varia a seconda che uno sia un Buddhista che intende fare un tentativo per la liberazione in questa stessa esistenza o uno che sta accumulando qualità allo scopo di coronare il suo voto di diventare un Buddha. Per esempio, Rªjagaha e Sªvatthi erano i due luoghi principali di residenza del Buddha durante la sua vita. Rªjagaha era la capitale del regno del re Bimbisªra, che aveva fatto un tentativo per la liberazione ed aveva raggiunto il primo Nobile Sentiero ed era diventato di conseguenza un Ariya. Egli era molto devoto verso il Buddha ed aveva fatto costruire un magnifico monastero, il monastero di Ve¡uvana, per il Buddha e i suoi discepoli. Concedeva la grazia a tutti coloro che, avendo commesso dei crimini, fossero entrati nell’Ordine del Saógha del Buddha. Era detto re Abhaya, ossia il re che non fa del male. Non faceva del male a nessuno di persona ed evitava di incoraggiare gli altri a far del male. Il suo potere di amministrazione risiedeva nel suo amore per l’umanità.
Dall’altra parte, Sªvatthi era la capitale di Kosala, dove era re Pasenadi. Anche lui era molto devoto verso il Buddha. Il Buddha visse a Sªvatthi più che in qualsiasi altro luogo. Questo re Pasenadi stava accumulando qualità con lo scopo di diventare un Buddha, e nonostante il fatto che egli cercasse sempre in tutti i modi di evitare di far del male agli altri, quando le circostanze lo richiedevano, era pronto a sopportare personalmente le conseguenze di azioni necessarie a salvare coloro che dipendevano da lui. Una volta fece visita al monastero del Buddha, mentre stava ritornando a palazzo dopo aver sconfitto il nemico in una battaglia ai confini del suo regno. Aveva condotto il suo esercito in battaglia per salvare il suo regno e il suo popolo dagli invasori e se avesse fallito i suoi concittadini avrebbero patito torture e gravi maltrattamenti. Quando raccontò al Buddha della sua vittoria sul nemico il Buddha sorrise e gli disse, Hai creato più nemici di quanti ne avessi prima di qeusta battaglia. Da questo possiamo capire che coloro che stanno accumulando qualità a volte non possono fare a meno di commettere degli atti che potrebbero condurli in piani di esistenza inferiori a quello umano e di conseguenza sono pronti a soffrire di persona per atti compiuti per il bene dell’umanità A proposito di come la benevolenza rafforzata con il potere della Verità possa ottenere tangibili risultati nel dominio dei rapporti umani, vorrei citare alcune delle mie esperienxe personali.
Una volta fui incaricato dal primo Ministro di indagare sulle molte irregolarità che si sospettavano all’interno dell’Ente nazionale per il commercio agricolo e venni di conseguenza nominato presidente della Commissione di inchiesta il 15 Agosto 1955. I rapporti che io presentai al governo portarono ad ulteriori indagini da parte delle autorità dell’ufficio speciale di investigazione e queste indagini condussero all’arresto di quattro membri del consiglio di amministrazione dell’Ente, compreso il direttore generale, durante una seduta del consiglio stesso. Questi arresti infuriarono i funzionari presenti alla conferenza che essi diedero le dimissioni in massa creando un impasse. La situazione venne ulteriormente aggravata quando il sindacato de lavoratori dell’Ente si schierò dalla loro parte durante la riunione nazionale che si tenne a Pegu. Il governo aveva deciso di accettare le dimissioni dei funzionari e questa decisione aveva turbato la maggior parte di loro, che avevano fatto quel passo senza grande convinzione. Alla fine, in seguito a delle trattative da parte di terzi, essi ritirarono le loro dimissioni e si sottomisero al volere del governo, ricevendo una sanzione simbolica.
Fu in questa atmosfera che io divenni presidente dell’Ente nazionale per il commercio agricolo, prima di avere la possibilità di dimenticare gli slogan che denunciavano la commisione di inchiesta e l’ufficio speciale di investigazione. Io comunque non provavo alcun risentimento nei confronti di nessuno, poichè avevo lavorato nell’interesse del paese ed ero sicuro che sarei riuscito a convincerli di aver accettato l’incarico di presidente dell’Ente per cercare di rimediare alla situazione dell’Ente stesso e del paese in quel momento difficile e con l’impegno a migliorare il rendimento e il benessere degli impiegati e delle altre persone connesse agli affari dell’Ente. In effetti, dopo alcune riunioni con i rappresentanti dei vari comitati, potrei dire di essere riuscito a rovesciare la situazione. I funzionari e gli impiegati si trovavano di nuovo d’accordo e c’era coordinamento fra l’Ente e i mugnai e gli altri commercianti. Furono progettati nuovi sistemi e vennero introdotte tecniche migliori. I risultati furono superiori ad ogni aspettativa Questi risultati sono già stati menzionati nel capitolo intitolato I Frutti della meditazione.