La storia di John Earl Coleman

Coleman

Quanto segue è stato ripreso integralmente dal sito della Associazione  Imcitalia che gentilmente, al momento della sua chiusura, ha permesso ai suoi insegnanti di riprodurlo nei loro siti per la diffusione del Dhamma.

da uno scritto di Fabio Zagato 

Parleremo qui brevemente della sua vita, rimandando chi fosse interessato ad ulteriori notizie, alla lettura di “La Mente Tranquilla”, libro da lui pubblicato in America nel 1971, e poi tradotto e ripubblicato in Italia dalla IMCItalia.

Personalmente conosco John Coleman da circa 26 anni, da quando cioè feci con lui il mio primo intensivo di Meditazione Vipassana nella tradizione di Sayagyi U Ba Khin, e quindi considero un privilegio e un atto d’affetto cercare di dare alcune notizie sulla sua persona a chi ne è interessato.

Negli anni ’70, andando incontro alle richieste degli studenti, John Coleman era solito, alla fine di un intensivo di meditazione, raccontare una breve storia della sua vita, in chiave un po’ romanzata ed ironica. Otteneva, attraverso quel racconto e le risate che spesso provocava, l’effetto di sdrammatizzare il suo ruolo di Insegnante del Dhamma e le circostanze della sua vita, senza che questo intaccasse il nostro rispetto per lui, al contrario. Così, di riflesso, ci trovavamo a confrontare il suo atteggiamento con i nostri rimuginii ed auto compatimenti, ed un pò alla volta, alla fine, ci accorgevamo di venire omeopaticamente curati dall’attitudine tetra ed enfatica con cui ognuno tende a sguazzare nei propri drammi.

L’Insegnamento delle Quattro Nobili Verità diventava così non solo terribile per la sua franchezza, ma anche umano, e dato agli uomini con grande amore e comprensione per la loro irragionevole complessità. Nello stesso tempo, la grande serietà di impegno a cui ci aveva portato il lavoro svolto durante l’intensivo, ci faceva comprendere che, in John, quella benevola autoironia, quella specie di partecipe indifferenza alla storia della sua stessa vita, non erano gioco o artificio dell’io, ma nascevano spontanei da una lunga esposizione alla forza disarmante di Anicca, Ducca e Anatta.

Non cercherò di riportare quei racconti, che senza quel narratore non avrebbero più lo stesso significato; cercherò invece di ricostruire brevemente le tappe più significative della sua vita fino ad oggi, includendo in questo rapido excursus anche qualche informazione sulla nascita dell’I.M.C. – Italia.

La giovinezza

 John Coleman è nato nel 1933 negli Stati Uniti, in una cittadina mineraria della Pennsylvania. Dopo gli studi superiori si arruolò nell’esercito, per usufruire dei vantaggi che l’esercito statunitense offriva agli studenti che volevano compiere studi universitari. Sfortunatamente proprio durante il suo periodo di leva, la situazione in Corea si aggravò bruscamente, portando il mondo sull’orlo di una terza guerra mondiale.

Imbarcatosi per la Corea assieme al suo contingente, per una serie di coincidenze fortunate venne sbarcato in Giappone e come fotografo militare si ritrovò a curare la documentazione fotografica dei processi per crimini di guerra istruiti dal tribunale militare delle Forze Alleate contro i generali giapponesi. Al termine del servizio di leva, ritornato negli Stati Uniti, fu arruolato dalla C.I.A., addestrato a condurre operazioni di “intelligence”, e spedito in giro per il mondo a compiere il suo dovere di bravo cittadino americano, cioè salvare il mondo dal Pericolo Rosso.

Tra la fine degli anni ’50 e la prima parte degli anni ’60 si trovò quindi impegnato a girare il mondo come agente della C.I.A. approdando alla fine in Thailandia, ove rimase per un certo periodo di tempo. Fu proprio qui che cominciò a svilupparsi il suo interesse per la meditazione, e fu qui che ebbe le prime esperienze ed i primi incontri con i monaci buddisti che insegnavano tecniche di Vipassana (v. John Coleman – La Mente Tranquilla – ed. I.M.C. – Italia).

John Coleman e U Ba Khin

 Fu così che alla fine, spostandosi nella vicina Birmania, giunse in contatto con Sayagyi U Ba Khin, che da allora divenne il suo Insegnante. Sayagyi era in quel periodo uno dei rarissimi laici autorizzati all’insegnamento della meditazione Vipassana, che viceversa era allora insegnata solo a monaci che avessero specifiche caratteristiche.

Egli era stato autorizzato all’insegnamento da un famoso monaco birmano, il Venerabile Webu Sayadaw, ed aveva sviluppato una tecnica di insegnamento particolarmente adatta ai laici, basata sull’addestramento della mente al riconoscimento percettivo del flusso continuo di Anicca nel corpo del praticante. Sfortunatamente la situazione politica della Birmania era difficile anche allora, i permessi di ingresso rari ed arbitrari, e le possibilità di uscire dal Paese nulle.

Questa situazione complicò molto, e per diversi anni, le possibilità di relazione tra John Coleman ed il suo insegnante Sayagyi U Ba Khin. John Coleman era contemporaneamente alle prese con un altro problema, e cioè quello di liberarsi del suo lavoro alla C.I.A., con cui aveva ormai scoperto di non condividere più molti interessi, cosa che però era naturalmente abbastanza complicata. Finalmente, terminato a Washington il periodo di “raffreddamento” a cui deve sottostare chi si voglia allontanare da quel tipo di lavoro, John Coleman fu libero di dedicare il proprio tempo alla meditazione e alla famiglia che si stava costruendo.

Le LETTERE a Coleman da Sayagyi U Ba Khin

Maestri di se stessi

Come suggerito a Coleman da U BA Khin, la natura intrinseca dell’insegnamento è l’unico valore che deve agire sull’Insegnante nel momento in cui si appresta ad insegnare. Molto direttamente, le parole di U-Ba-Khin dichiarano quindi che l’Insegnante deve rammentarsi di mantenere consapevolezza costante delle reazioni dell’Io, che rimane presente in qualsiasi essere umano, è detto, fino allo stato di Arahant.

Da qui la necessità, anche per l’Insegnante che divide la sua conoscenza del Dhamma con gli studenti, di mantenersi vigile ed attento a se stesso. Inoltre Sayagyi dava molta enfasi al divieto di esercitare, per qualsivoglia ragione, alcun influenzamento su chicchessia, volto a ottenere in qualsiasi modo sostegno materiale ed economico per lo sviluppo del Dhamma. Di più, era richiesto che venisse eventualmente accettato solo l’aiuto offerto da coloro che, dopo essere entrati nel cammino di Vipassana, avessero spontaneamente desiderato dare sostegno materiale al Centro.

Tale ulteriore preoccupazione aveva anche, probabilmente, una ragione locale e culturale, poichè in Asia come in Occidente, l’idea di potersi prenotare un posto in Paradiso “appoggiando” la prenotazione con qualche offerta alla Chiesa o ai monaci, deve essere stata, o essere anche oggi, piuttosto diffusa…poichè il denaro è energia, per quanto in forma elementare, Sayagyi si preoccupava del fatto che non ci fosse energia greve, collegata a desideri egoistici o ad atteggiamenti nocivi, che venisse ad inquinare il terreno dell’insegnamento.

In Occidente, di fatto, è oggi piuttosto improbabile che un Centro di Meditazione Vipassana riceva offerte da non – praticanti in cerca di salvazione tramite assegno. In un Paese dotato di un poderoso back-ground religioso e culturale completamente diverso da quello dell’Asia buddista, gli insegnamenti di Gautama Budda attraggono a loro soprattutto persone che sono intenzionate a comprenderli in pratica tramite esperienza e, come sappiamo, l’esperienza della Meditazione Vipassana non tende a presentarsi in vesti particolarmente accattivanti o seduttive.

Ritorno all’ordinario

 John Coleman comunque non doveva essere, neppure allora, particolarmente desideroso di conquistare fama e onori, tant’è che per alcuni anni tentò di occuparsi solo della sua vita e della sua famiglia. Nel 1971 Sayagyi U-Ba-Khin morì, dopo una vita impeccabilmente dedita all’insegnamento del Dhamma e ai suoi doveri di alto funzionario governativo, dimostrazione concreta dei potenti effetti positivi generati dall’applicazione delle leggi del Dhamma nella vita di ogni giorno. I suoi discepoli continuarono a diffondere i suoi insegnamenti, in Asia ed Occidente, ed alla porta di John Coleman, erano i primissimi anni ’70, cominciarono a bussare sempre più insistentemente giovani occidentali reduci delle Indie, che venivano a lui indirizzati da Sri Goenka, anche lui discepolo di Sayagyi U-Ba-Khin, ed in quei tempi Insegnante di Meditazione Vipassana a Bombay.

John Coleman si trovò un pò alla volta sempre più insistentemente invitato a guidare intensivi di Meditazione Vipassana in Occidente; dapprima in Inghilterra, e poi con il passare degli anni in tutta Europa e alla fine praticamente in tutto il mondo, insegnando così il Dhamma a molte migliaia di studenti e confermando nella pratica le indicazioni di U-Ba-Khin”… Io credo nel lento ampliarsi del cerchio a partire dal perno centrale…”

John Coleman in Italia

 Nei primi anni del suo insegnamento, John Coleman fu invitato anche in Italia da alcuni studenti che avevano praticato la meditazione Vipassana con Sri Goenka, e fu in quell’occasione, eravamo verso la fine Novembre del 1974, che ebbi occasione di conoscerlo.

Da allora continuai a frequentare gli intensivi di Vipassana che venivano organizzati regolarmente in Inghilterra dal gruppo locale, e a queste spedizioni cominciarono ad aggregarsi altri amici interessati all’esperienza meditativa. Cominciò a formarsi così un primo nucleo italiano di studenti che seguivano gli insegnamenti di Sayagyi U- Ba-Khin così come trasmessi da John Coleman, e l’aumentare dell’interesse generale per questa pratica ad un certo punto fu tale da poter invitare John Coleman a tenere regolarmente intensivi di Meditazione Vipassana in Italia.

Tra la fine degli anni ’70 e la prima parte degli anni ’80 John Coleman venne quindi spesso in Italia, ed il gruppo di praticanti che seguivano i suoi intensivi di 10 giorni divenne sempre più cospicuo, nell’ordine ormai di parecchie centinaia persone che venivano tenute regolarmente informate delle date dei ritiri di Vipassana in Italia e all’estero. In quegli anni, sia in Italia che nel resto d’Europa, gli intensivi venivano organizzati presso Centri, monasteri o anche strutture pubbliche che garantivano un’adeguata ospitalità e la necessaria tranquillità e assenza di stimoli distraenti.

La nostra è una tradizione dichiaratamente laica, e quindi praticata da laici con le necessità organizzative, lavorative e familiari di chi vive nella normale quotidianità del mondo; tutto ciò si coniuga con una certa difficoltà con il tipo di impegno e la struttura organizzativa che richiede un Centro permanente adibito esclusivamente agli scopi della meditazione Vipassana. Nonostante ciò, agli inizi degli anni ’80 gli studenti inglesi di John Coleman gli proposero di diventare guida spirituale e Presidente di un associazione direttamente collegata al Centro di Rangoon che si sarebbe data una sede fissa e stabile.

John Coleman in Inghilterra

 Nacque così l’I.M.C. UK, che diede vita al Centro residenziale di Splatts House, di cui John Coleman fu presidente fino al 1985. In quell’anno John Coleman si dimise dalla presidenza del Centro separandosi di fatto, come prima di lui aveva fatto Sri Goenka, dalla direzione dell’I.M.C. di Rangoon che, dalla morte di Sayagyi U-Ba-Khin, veniva diretto dai suoi discepoli birmani. Nell’anno successivo John Coleman proseguì l’insegnamento del Dhamma in Europa presso vari gruppi di suoi studenti, compreso quello italiano; fu quindi tra il 1985 e 1986 che tra di noi maturò l’idea di fondare un Centro residenziale stabile.

La nascita dell’IMC

 John Coleman in quel periodo era propenso ad insegnare liberamente ovunque fosse richiesto il suo lavoro, senza strutture organizzative che lo vincolassero. Fu quindi solo dopo numerose insistenze che accettò, per nostro grande beneficio, di assumere la guida spirituale dell’I.M.C Italia, che desiderò chiamare così in ricordo del proprio Insegnante Sayagyi U-Ba-Khin.

John Coleman aveva spesso espresso le sue perplessità riguardo alle strutture associative ed organizzative. Da un lato esse sono necessarie, poichè ovviamente nessuna attività può esistere se non dispone di un minimo di struttura, se non ci sono responsabilità ed incarichi, se non c’è qualcuno che si occupa di svolgere le mansioni necessarie. D’altro canto però l’organizzazione, gli incarichi, i ruoli ecc. possono facilmente e rapidamente portare a situazioni rigide e insalubri, in cui colui che svolge un ruolo si identifica con il ruolo, cosicchè mentre è convinto di lavorare per servire il Dhamma corre il rischio di trovarsi inconsapevolmente ad agire ed operare come se il Dhamma esistesse per giustificare il suo ruolo.

Nascono così Centri di meditazione che si sentono più Centri degli altri, “studenti anziani” che si sentono più studenti degli altri ed invecchiano senza guadagno, giovani praticanti che sanno tutto su come si deve sviluppare il “vero Dhamma” nel mondo, aiutanti che reggono sulle loro forti spalle il peso della vera comprensione di Sila, Samadi e Pangia ecc. ecc.

L’atteggiamento di John Coleman fece si che, pur con tutti i difetti e le carenze del mondo, nascesse attorno all’I.M.C.Italia un’organizzazione abbastanza laica anche verso “l’ideologia dell’organizzazione”, e si creassero ruoli abbastanza fluidi a cui, tutto sommato, nessuno teneva eccessivamente. Nonostante ciò, le cose necessarie venivano fatte, e l’attività del Centro ebbe modo di proseguire con successo fino ad oggi, creando l’ambiente e le condizioni che sono necessarie allo sviluppo della pratica.