Approfitto ora di questa occasione di comunicazione per condividere due parole sul “Dhamma”.
“Dhamma”, in lingua Pali, significa da un lato Verità ma anche “i fenomeni della Natura”.
Le due cose sono solo apparentemente diverse, perché indicano la stessa realtà.
È di questo che vorrei parlare perché nella mia personale esperienza l’argomento è di fondamentale importanza per una buona vita quotidiana ma anche per dare “un quadro di senso” alla vita nostra in generale.
Di questo significato, che ne siamo coscienti o meno, abbiamo oggi un estremo bisogno nella nostra vita senza più ideologie o fedi a priori che ci guidano e indirizzano.
Quando si parla di verità, il significato comunemente oggi attribuito a questa parola ha a che fare purtroppo con la sola sfera cognitiva e indica se un concetto o una parola corrisponde alla realtà dei fatti.
Ma quale è la realtà dei fatti e la profondità con cui essa andrebbe vissuta?
Di norma quando l’interpretazione di un fenomeno è condivisa dalla maggioranza si dice che è vera altrimenti le si nega realtà, ma ciò e troppo semplicistico.
Bisognerebbe partire dall’unico fatto innegabile, sottolineato da tutte le scuole di saggezza, buddiste o meno che tutti i fenomeni appaiono alla nostra coscienza come forme della coscienza stessa (così come le onde del mare rispetto al mare stesso) e dal fatto che la coscienza delle diverse specie di esseri viventi in generale è filtrata in modo diverso dai rispettivi sistemi di relazione di conoscenza, creando così tanti punti di vista diversi fra loro.
Ogni sistema neuro fisiologico filtra la coscienza e manifesta un suo mondo e quando il filtro è condiviso si parla allora di verità.
Per “navigare” nella vita con buon successo qualunque cosa con esso si intenda, è necessario porsi delle buone domande di base perché buone domande sono imprescindibili per trovare buone risposte:
-io e il mondo siamo veramente solo quello che appare ai 5 sensi fisiologici e al nostro pensiero?
-Forse c’è qualcosa di più e quindi di diverso, che, nella nostra ignoranza, non siamo in grado di decifrare e di pilotare?
-Cosa sono io? Cosa è il mondo?
Anche i neurofisiologi oggi dicono che prima si agisce e poi si è coscienti dell’azione. Chi è che agisce allora? -Dove è il libero arbitrio?
Le cose certamente non sono così semplici come appaiono: come mai gli eventi non vanno quasi mai come si vorrebbe che andassero? Perché non ne abbiamo il controllo, perché non riusciamo neanche a pilotare i nostri pensieri anche se a volte vorremmo non averli perché sono fastidiosi o ossessivi? Chi lo fa al posto nostro?
E se ci fosse qualche nostra realtà o dimensione di noi di cui non siamo coscienti, attraverso la quale noi stessi stiamo pilotando il nostro stesso destino e cioè le nostre azioni e reazioni, invece di dichiararcene succubi? Intendo dire qualche dimensione del nostro stesso “essere, conoscere e agire”, di cui non siamo consapevoli?
E se ne fossimo consapevoli, avremmo allora un qualche strumento per non essere schiavi del nostro “Destino”, sia nell’ immediato del quotidiano che per la vita in generale, in modo da uscire dal Samsara della reattività e della condizionalità di cui siamo schiavi e uscire così dal mondo della sofferenza e del lamento?
Bene questo argomento è quello a cui la Meditazione Vipassana -Visione Profonda- è interessata per farcelo indagare e scoprire esperienzialmente, intellettivamente ed emotivamente.
Vipassana è un modo e un mondo formidabile, ma non per tutti, solo per chi ha sete di Verità e Libertà ultime.
Vipassana è un mondo di conquista di sé stessi e del proprio potenziale di felicità e gioia, che sono il nostro diritto di natura che sono lì, a portata di mano, sempre con noi ma che di solito non vediamo.