Newsletter 2020 Gennaio

I ritiri residenziali sono strutturati, secondo la Tradizione allo scopo di permettere l’esperienza di cosa sia la propria essenza più profonda, quella che non coincide coi nostri pensieri, immagini, sensazioni fisiche od emozioni.

La nostra essenza è infatti quel “qualche cosa”, qualunque cosa essa sia (non descrivibile a parole in quanto “prima” della mente, ma sempre sperimentata) che è il soggetto e fa l’esperienza dei fenomeni e li riconosce come parti di sé stessa.

Questi “oggetti di esperienza” sono proiettati “fuori” configurandoli nelle strutture primarie della mente: tempo e spazio.

Questi fenomeni oggettuali mentali o fisici, se esperiti dal comune punto di vista sembrano reali in sé, solidi e permanenti ma con Vipassana si comincia a notare che sono volatili, opprimenti, e vuoti.

Quando gli stessi fenomeni sono esperiti invece dal proprio essere più profondo che è fuori dal tempo e dallo spazio creati dalla mente, sono riconosciuti come fatti della stessa sostanza di ciò che li sperimenta, la Coscienza o “il Conoscere in sé”. Si “vede” allora da sé stessi che sono fluttuazioni di Coscienza e come tali sono impermanenti sì, ma reali e intimi, non più oppressivi.

Questa Esperienza non la si fa con la mente ordinaria.

La mente ordinaria e il corpo sono strumenti della “Coscienza” e non viceversa.  La Coscienza infatti si moltiplica attraverso menti e corpi (anch’essi fatti di mente come dice il Buddha) in molteplici punti di vista personali, localizzati in spazio e tempo specifici, ognuno che filtra e colora la propria esperienza con la propria fisiologia di particolare essere vivente.

Questa verità è al cuore del Dhamma del Buddha e questo viene trasmesso.

Cosa dire di questa “Coscienza una e pura” che sta alla base di tutto e che si viene a sperimentare direttamente in sé stessi durante un ritiro ben guidato, se non che è la unica fonte del Bello, del Buono, dell’Amore e della Conoscenza? Di solito, per ignoranza, noi attribuiamo queste qualità agli oggetti dell’esperienza, identificandoci con loro, bramandoli o avversandoli.

Solo un ritiro residenziale ci permette di rivelare e di attraversare la nostra profonda resistenza al cambiamento e alla trasformazione.

All’inizio è piacevole, poi cominciano a sorgere resistenze ad abbandonare le abitudini mentali e le identificazioni, e alla fine si comincia ad apprezzare l’apertura di nuovi impensati orizzonti di esperienza soggettiva.

La vera autentica Vipassana non vuole limitarsi a fare provare esperienze gratificanti in cui riposarsi dalla fatica del vivere quotidiano, ma vuole dare stabilità all’esperienza del benessere incontaminato di sé stessi mentre si è perfettamente integrati nel “mondo”.

I ritiri residenziali richiedono un certo impegno di fatica e di coraggio iniziale (che di fatto sono lievi), ma ne vale assolutamente la pena e diventano un determinante e un discriminante di vita.

Se siete assetati di qualcosa di alternativo a ciò che il mondo offre, siete i benvenuti e  vi ritroverete nella vostra vera casa, quella del vostro intimo più profondo, una casa condivisa da tutti gli altri partecipanti a prescindere dalle parole che non vengono dette (il “nobile silenzio”).

Con passione,

Edoardo Parisi