Vipassana
Vipassana o “Visione Profonda”, è la tecnica per conoscere la nostra essenza, “Io”, il nostro vero Sé, tutti nomi per indicare la “Presenza consapevole”, investigando esperienzialmente la natura della nostra stessa esperienza, a prescindere dalle sue caratteristiche particolari o “colori affettivi”.
“Esperire” avviene nell’attimo presente; è il processo base attraverso cui si elabora poi l’esperienza in termini concettuali e fisici (cioè somatizzati nel corpo) a seguito del flusso esperienziale accumulato nel tempo.
Il nostro “esperire” avviene solo attraverso i nostri sensi ed è pura informazione istantanea costituita da dati olfattivi, visivi, gustativi, uditivi, tattili e anche quelli concettuali.
Nel Buddismo i sensi “umani” sono sei: olfatto, vista, udito, tatto più la mente che percepisce i pensieri (ma probabilmente abbiamo anche altri sensi che ci permettono il contatto con la “realtà” e comunque alcuni animali hanno altri sensi come la risonanza magnetica (delfini))…
L’esperire è un processo sensoriale “informazionale” di conoscenza attraverso i sei sensi.
Accorgersi esperienzialmente dell’equivalenza fra processi sensoriali e processi informativi di conoscenza è un conseguimento importante della “Visione Profonda” che, se da un canto è un’esperienza semplice e immediata per un praticante di Vipassana, dall’altro, nell’esperienza comune, non è per niente scontata.
Nella nostra “conoscenza mondana” infatti, la nostra attenzione è “normalmente” agganciata all’interpretazione globale dei dati elementari forniti dai sensi. Essi vengono da noi istantaneamente e velocissimamente assiemati di attimo in attimo ai “ricordi”, per dare una visione o racconto della “vita”, la vita così come noi la “vediamo”. Questi racconti li chiamiamo “esperienza” che è tutta un’altra cosa rispetto all’esperire “innocente” di attimo in attimo.
La “visione profonda”, detta tecnicamente “Vipassana”, è una pratica del conoscere a un livello “assoluto”, molto più profondo della visione mondana (che peraltro non è eliminata), prima che i nostri racconti ci catturino inconsapevolmente, nella visione dei nostri film.
Attraverso Vipassana si studia sul campo il processo del contatto con la realtà, come avviene che noi conosciamo questa che chiamiamo “realtà”, come attribuiamo erroneamente realtà alle nostre interpretazioni, e come generiamo la nostra sofferenza e quella altrui per il fatto che siamo nella interpretazione e come possiamo liberarcene.
L’esperire a differenza dell’esperienza, è per definizione un processo che avviene nell’istante presente e non è una conclusione raccontabile; è in continuo divenire e cambiamento mentre l’“esperienza” è un accumulo per certi versi molto più statico, rielaborato e raccontato, di processi di conoscenza avvenuti di attimo in attimo attraverso i sensi.
Vipassana o “visione profonda” è lo strumento che permette non solo di conoscere “il conoscere mentre avviene”, ma di degradare gli accumuli o condizionamenti pregressi ed è ciò che qui si pratica e s’impara a fare seguendo fedelmente la Tradizione Birmana di Sayagyi U Ba Khin e John Coleman -da cui sono autorizzato- resa energetica dalla mia viva e autentica esperienza per quanto piccola sia.
Edoardo